Unione Sportiva Savoia

LA FONDAZIONE

L’Unione Sportiva Savoia fu fondato nel 1908 da un gruppo di industriali dei molini e dei pastifici di Torre Annunziata. I soci fondatori furono: Ciro Ilardi (sarà anche il primo presidente), Michele Di Paola, Andrea Bonifacio, Renato Zurlo, Mario De Gennaro, Salvatore Jovine, Luciano Saporito, Italo Moretti, Gennaro Fiore, Willy Fornari (sarà il primo allenatore), Ciccio Carlucci, Alberto Saporetti, Leonida Bertone e Giovanni Calabrese.

La fondazione avvenne nei locali del cinema-teatro Savoia di Torre Annunziata. Sul perché i fondatori avessero deciso di chiamarlo “Savoia” non è certo, alcuni asseriscono che il nome deriverebbe dall’incitamento dei soldati sabaudi “Avanti Savoia”, altri asseriscono che fu nominata così per omaggio alla casata regnante, altri ancora asseriscono che la squadra prese il nome dal locale dove era avvenuta la fondazione. Il colore sociale fu il bianco, lo stesso della farina, materia prima utilizzata dagli industriali di Torre Annunziata fondatori della squadra.

Il Savoia nacque come polisportiva, interessandosi soprattutto di podismo e di ciclismo, almeno nei primi tempi. Poi la sezione calcio, affiliatasi alla FIGC nel 1915, assunse un’importanza sempre maggiore. Il calcio aveva cominciato a diffondersi a Torre Annunziata grazie al contributo dei marinai (appassionati di football) della nave inglese Canopic della Cunard Line, che sovente sbarcavano nella città oplontina. La sezione calcio del Savoia risulterebbe aver disputato la sua prima partita il 21 novembre 1915 al “Campo di Marte” di Napoli, un’amichevole contro il Vito Fornari terminata a reti bianche. In quel giorno il Savoia schierò in campo: Cozzolino, Bernando, De Meo, Caputo, Cristiano I, Ambiguo, Buonamano, Cristiano II, Grimaldi, Ronconi, Guarino.

Nel 1916 prese parte alla Coppa Internazionale, che a dispetto del nome era un torneo regionale al quale presero parte anche Naples, Puteoli, Bagnolese e U.S. Internazionale. Le partite erano di sola andata (girone semplice). Il Savoia chiuse al terzo posto. Il Savoia nella stagione 1916-17 vinse il campionato campano di Terza Categoria regolando in finale la Cantù di Napoli per 3-2 e 6-1.

Con la conclusione della prima guerra mondiale e la ripresa del regolare campionato di calcio, il Savoia chiese l’ammissione alla Prima Categoria, la massima serie dell’epoca. Le fu risposto che avrebbe dovuto superare degli spareggi per guadagnarsi l’ammissione nel massimo campionato. Superò il primo turno battendo per 3-2 lo Stabia, ma perse l’incontro decisivo contro il Pro Caserta (4-0), e si dovette accontentare di disputare il campionato regionale di Promozione per la stagione 1919-20. Inserita nel girone B, contro Salernitana, Stabia e i concittadini della Pro Italia, chiuse il torneo solo al terzo posto, vincendo solo le due stracittadine contro la Pro Italia, che poi fu assorbita al termine della stagione. Il Comitato Regionale Campano decise comunque di iscriverlo d’ufficio in Prima Categoria per la stagione 1920-21. Nel frattempo il 13 giugno 1920 fu inaugurato il nuovo campo, l’Oncino, con una partita contro la Salernitana persa per 1-0.

DEBUTTO IN MASSIMA SERIE

La stagione dell’esordio in Prima Categoria non fu dei migliori, anche se occorre tenere presente che il Savoia finì nello stesso girone (il girone A campano) di due squadroni come Puteolana e Naples. Occorre rimarcare anzi che fu l’unica squadra a fermare i rossi di Pozzuoli sul pari (1-1), e proprio all’esordio, all’Oncino, il 28 novembre 1920. E anche alla seconda giornata, sul campo del Naples, fece soffrire i più quotati avversari, portandosi addirittura in vantaggio, prima di essere rimontati e perdere 4-2. Per il resto, a parte due vittorie a tavolino per forfait della Salernitana, il Savoia perse addirittura 7-0 entrambi i retour match con Naples e Puteolana, chiudendo al terzo posto.

La stagione successiva (1921-22), disputata nel campionato della CCI, fu di gran lunga migliore. Il Savoia fu l’unica squadra che impensierì relativamente la Puteolana, chiudendo al secondo posto con diciotto punti, frutto di nove vittorie e tre sconfitte. Gli oplontini ottennero delle spettacolari vittorie, per esempio l’8-0 sul campo della Bagnolese e il 4-1 sul campo del Naples, ma anche i roboanti successi casalinghi per 6-0 sullo Stabia, per 5-1 sul Naples e per 5-1 sull’Internazionale. Decisive furono le sconfitte in entrambi gli scontri diretti con la Puteolana. A questo punto, non potendo più matematicamente raggiungere i diavoli rossi di Pozzuoli in vetta alla classifica, gli oplontini decisero di non presentarsi nel recupero contro l’Internazionale, subendo quindi a tavolino la loro terza sconfitta in campionato. Solo la Puteolana, che chiuse a punteggio pieno il girone con 12 vittorie su 12, riuscì a fare meglio. Decisivo fu l’acquisto dell’avanti Giulio Bobbio dal Novara. Bobbio segnò quindici reti, diventando il capocannoniere degli oplontini.

L’INIZIO DEL TRIENNIO D’ORO

La stagione 1922-23 cominciò con la mancata iscrizione al campionato della Puteolana e con un’amichevole disputata tra il Savoia e la Pro Vercelli, campione d’Italia in carica. Complice lo scioglimento dei rossi di Pozzuoli (uno dei suoi campioni, Cassese, passò proprio agli oplontini), il Savoia divenne l’incontrastata dominatrice regionale e finanche una seria candidata al titolo centro-meridionale. Il Savoia vinse a mani basse il campionato regionale conquistando 15 punti sui 16 disponibili. Solo l’Internaples, squadra appena nata dalla fusione di Naples e Internazionale, riuscì a strapparle un pari. In realtà l’Internaples all’andata era riuscito addirittura a sbancare l’Oncino per 3-2, ma la partita fu annullata per errore tecnico dell’arbitro e la ripetizione fu vinta dagli oplontini per 3-0. Comunque sia Savoia che Internaples si qualificarono alle semifinali della Lega Sud. Il Savoia finì nello stesso girone di Alba (di Roma), Anconitana e Pro Italia (di Taranto). Tuttavia la Pro Italia si ritirò perdendo tutte le partite a tavolino. Il Savoia vinse il girone ottenendo due vittorie e due pareggi nelle rimanenti quattro partite da disputare, qualificandosi alla finale contro la competitiva Lazio di Fulvio Bernardini.

All’andata, disputata all’Oncino, il Savoia pareggiò 3-3 in maniera rocambolesca, complici due sfortunate autoreti che compromisero il discorso qualificazione. Al ritorno a Roma gli oplontini uscirono nettamente sconfitti dai biancocelesti per 4-1. Il Savoia fu comunque vicecampione dell’Italia Centro-Meridionale, risultato comunque prestigioso, al di là del rammarico per non essere riuscito a conquistare l’accesso alla Finalissima nazionale contro il Genoa per un soffio.

L’APOGEO: LA FINALISSIMA CONTRO IL GENOA

All’inizio della stagione 1923-1924, il presidente Pasquale Fabbrocino rassegnò le dimissioni, e ne prese il posto Teodoro Voiello, industriale torrese del pastificio omonimo. Fu confermato come allenatore Raffaele Di Giorgio, affiancandogli un esperto della preparazione, Wisbar. Fu ingaggiato dal Novara il forte avanti Mombelli, che formò con Bobbio e Ghisi I un trio di attacco che fece faville (trenta gol in tre). In porta Mario Beccaro si fece soffiare il posto da titolare da Ciro Visciano, in rosa già da due anni. Il Savoia vinse per il secondo anno consecutivo il girone campano, composto da sei squadre, perdendo solo un punto sul campo della Stabiese, qualificandosi con ampio anticipo alle semifinali; la seconda classificata, l’Internaples, fu distaccata di ben sette punti. Nelle semifinali di Lega Sud, il Savoia si trovò a fronteggiare Lazio, Ideale di Bari e Anconitana. Il Savoia debuttò con una vittoria schiacciante (5-0) sui marchigiani il 27 aprile, contro i quali vinse anche al ritorno (1-0), ma il pareggio esterno (1-1) con l’Ideale e soprattutto la sconfitta interna (1-3) contro la Lazio del 25 maggio lanciarono i capitolini in vetta. Sennonché i biancocelesti diedero segni di cedimento, con due sconfitte esterne consecutive: il 1 giugno contro l’Anconitana (1-0) e una settimana dopo per mano dell’Ideale (3-2). Gli oplontini ne approfittarono per sorpassarli in extremis: il 15 giugno il retour match tra Savoia e Lazio, disputato a Roma, terminò 2-2 (con rete del pareggio oplontina siglata a tre minuti dalla fine da Cassese), ma gli oplontini, grazie alla netta vittoria (7-1) nel recupero del 22 giugno contro l’Ideale, operarono il sorpasso, chiudendo in vetta il girone, con un punto di vantaggio sui laziali. La finale tra Savoia e Alba era prevista a questo punto per il 29 giugno. Sennonché l’Ideale presentò ricorso presso la Presidenza Federale chiedendo la vittoria a tavolino (per forfait) contro il Savoia per la mancata disputa dell’incontro del 1 giugno 1924 (del quale l’incontro del 22 giugno era il recupero) per l’indisponibilità del campo del Savoia, non essendosi a loro dire gli oplontini impegnati a sufficienza per trovare un campo di gioco alternativo. Il 5 luglio 1924 la sentenza della Presidenza Federale arrivò:

Ritenuto quantunque non applicabile al Savoia la su accennata disposizione, nella parte che consente alle sole società marchigiane e pugliesi la semplice disposizione di un campo di giuoco, anziché la proprietà, poteva tuttavia il Savoia chiedere, in via di eccezione di poter usufruire di altro campo se il proprio era requisito, ciò che gli venne concesso e gli sarebbe stato facile ottenere; considerato ancora che l’Ideale non poteva essere privato del diritto di poter disputare la gara fissata comunque e su qualsiasi campo, specie di fronte all’analoga autorizzazione della Lega Sud ed alla presenza dell’arbitro designato; che pertanto il Savoia deve imputare a propria colpa e negligenza sia il non avere provveduto ad altro campo ottemperando alle istruzioni della Lega Sud ed alle sollecitazioni dell’Ideale, sia l’aver rifiutato di scendere in campo, cosicché deve ritenersi aver esso disertato il campo stesso con la conseguente vittoria all’Ideale per 2 a 0; la Presidenza in accoglimento del reclamo presentato dall’Ideale, delibera di dare vinta per 2 a 0 alla reclamante ed in base ai considerandi sovra esposti, nonché per forfait del Savoia, la gara 1 giugno 1924 e dà obbligo a quest’ultima di rifondere all’Ideale l’indennizzo su misura pari a quella corrisposta per la gara di andata; e di mandare alla Lega Sud di modificare la classifica in conseguenza e di provvedere all’ulteriore svolgimento del campionato.

A causa della sentenza il Savoia scivolò dal primo al terzo posto, mentre Lazio e Ideale, ora in vetta a quota sette punti, disputarono sul campo neutro di Ancona lo spareggio per il primato, vinto infine dai biancocelesti per 2-1 ai tempi supplementari. Il Savoia, tuttavia, presentò ricorso presso la Presidenza Federale, per cui le partite di finale tra Lazio e Alba previste per il 13 e il 20 luglio furono annullate. Il 20 luglio la Presidenza Federale tornò sui propri passi annullando la sconfitta a tavolino degli oplontini e decretando che le finali sarebbero state disputate tra Alba e Savoia. Nel corso dell’andata, disputata a Roma il 27 luglio, l’arbitro fischiò la fine dell’incontro con cinque minuti di anticipo, vanificando l’impresa del Savoia che in trasferta stava conducendo per 2-0. Infatti la vittoria del Savoia fu annullata e la partita ripetuta il 10 agosto. Nel frattempo il Savoia vinse 2-0 anche al ritorno a Torre Annunziata (doppietta del bomber Bobbio), ma nella ripetizione della partita di andata perse per 1-0. Poiché Savoia e Alba erano ora a pari punti (e non contando la differenza reti o, equivalentemente, il punteggio aggregato), si dovette disputare lo spareggio sul campo neutro di Livorno in programma per il 24 agosto. L’Alba tuttavia non si presentò in campo dichiarando forfait, perché la Lega Sud non le aveva garantito gli indennizzi per le spese di trasferta, e il Savoia fu proclamato campione della Lega Sud.

Finalmente si potè così disputare la Finalissima tra Genoa e Savoia. All’andata a Genova, il 31 agosto, il Savoia, pur perdendo 3-1, destò una favorevolissima impressione. Secondo i quotidiani dell’epoca:

L’incontro, se non è riuscito interessantissimo, è stato tuttavia seguito con attenzione perché un fatto inaspettato si è verificato nel corso della partita. Il Savoia, di classe nettamente inferiore al Genoa, dopo un primo tempo nel quale ha subito la superiorità dei rosso-bleu, è andato man mano riprendendosi giungendo fino a muovere ad entusiasmo il pubblico genovese. Con questo non si vuol dire che la squadra del Savoia sia una seria avversaria per le squadre settentrionali, ma essa si è rivelata come la migliore di quelle venute finora dal Sud a contendere il titolo alle squadre del Nord.
Il Genoa, evidentemente a corto di lavoro, dopo un primo tempo assai ben condotto, ha finito nel secondo per cedere, dando evidente segno di stanchezza che poteva riuscirgli fatale di fronte all’avversaria più decisa. Nel complesso l’incontro è piaciuto e se pure non è stato interessantissimo e combattuto con estremo vigore, pure ha avuto momenti assai brillanti nei quali rifulse specialmente il valore dei campioni partenopei.

Dopo un pessimo inizio, con il Genoa già in vantaggio di due reti dopo appena sedici minuti (reti di Catto al 15′ e di Sardi un minuto dopo), il Savoia riuscì a prendere poco alla volta le giuste misure, portando sovente “l’insidia nel campo di De Pra”. All’inizio della ripresa il Savoia accorciò così le distanze al 49′ con una rete di Bobbio segnata di testa sugli sviluppi di un calcio di punizione. La risposta del grifone non si fece attendere e al 55′ Santamaria segnò il terzo gol per il Genoa. All’85’ una quarta rete genoana, di Catto, fu giustamente annullata per un fallo di mano. Due minuti dopo Visciano si fece male sbattendo contro uno dei legni della porta nel corso di una parata e rimase a terra per alcuni minuti portando comunque a termine il match. L’incontro terminò 3-1, con una certa superiorità tecnica del Genoa, anche per il numero di azioni offensive, ma con il Savoia che aveva mostrato una grande combattività e in certi momenti del match aveva addirittura messo in difficoltà i più blasonati avversari. “Il calcio” così descrive la prestazione dei giocatori del Savoia:

Il trio difensivo costituisce un buon baluardo, preciso, potente, deciso. Visciano ha parato una infinità di palloni, sfoggiando un buon senso di posizione e attanagliando ferreamente i bolidi che gli attaccanti rossoblù gli indirizzavano. Dei due terzini, più preciso e potente Lo Bianco, più disordinato ma più irruente Nebbia. Nella linea mediana emerse il biondo Cassese, che però, nel secondo tempo, causa una leggera distorsione, dovette passare all’ala sinistra. Tra gli avanti emersero Bobbio buon distributore e trascinatore e la mezza sinistra Mombelli, che fu il più pericoloso tiratore di tutta la linea.

Sette giorni dopo a Torre Annunziata si disputò il ritorno. Era il 7 settembre. Lo squadrone del Genoa arrivò in città con la Circumvesuviana e raggiunse il municipio su carrozze trainate da cavalli. Secondo le cronache locali:

Il Corso Umberto è gremito, i tifosi accompagnano in corteo i campioni fino al Municipio, dove, nella sala comunale, il sindaco, avvocato Francesco Gallo de’ Tommasi, dà il benvenuto della città ed offre in dono pacchi della migliore pasta torrese. Commosso e non poco impacciato ringrazia per tutti il capitano De Vecchi.

La partita vide una certa superiorità del Genoa nel possesso palla e nel numero di azioni offensive, ma il Savoia riuscì a difendersi benissimo e a ripartire ogni volta che poté al contrattacco, creando anch’esso dei pericoli alla difesa rossoblu. Di seguito è riportato il giudizio del quotidiano “La Basilicata” su come giocò il Savoia:

Visciano è stato l’eroe della giornata: tutto ha parato, anche il tiro che gli è costato il goal! A terra, in tuffo, in plongeon, volando attraverso la porta, in pugno, questo modesto meridionale ha meritato il plauso degli avversari. Nebbia e Lobianco hanno giuocato con impegno inesorabile ed ardente: tutto hanno spezzato, ricacciato.

Cassese, magnifico nelle entrate e nei dribblings, Gaia superbo, con fiato prodigioso, e Borghetto instancabile, hanno contribuito a innalzare il muro che non è stato possibile abbattere e demolire. La prima linea, obbligata a cozzare contro una difesa di eccezione, è parsa sempre pericolosa allorché ha potuto sgusciare tra le sue maglie.

Bobbio, brillante e calmo, con Ghisi, sorvegliato a vista dal “figlio di Dio”, e Mombelli, che ha segnato il magnifico goal, ha costituito un trio deciso ed insidioso, coadiuvato, solo nel secondo tempo però, da Maltagliati e dal bravo Orsini.

Nel primo tempo un tiro di Mombelli fu salvato sulla linea da Barbieri a De Pra ormai battuto. Nella ripresa, al 71′, il Genoa passò in vantaggio in maniera controversa: in seguito a una corta respinta del portiere oplontino Visciano su tiro di Catto, la ribattuta di Moruzzi colpì la traversa, rimbalzò sulla linea e tornò in campo, e l’arbitro Rangone assegnò il gol al Genoa, ritenendo che la palla avesse oltrepassato completamente la linea di porta. Due minuti dopo, comunque, il Savoia riuscì a pareggiare grazie a una grande conclusione di Mombelli, su assist di Bobbio, che non lasciò scampo al portiere della nazionale De Pra. La partita finì 1-1 e il Genoa vinse il suo nono scudetto.

“La Basilicata” lodò in questo modo la prestazione della squadra oplontina:

Bravi, bianchi campioni! Grazie a voi, il nome della vostra città, della Campania sportiva, domani sarà in tutte le bocche. Avete mirabilmente combattuto ed avete vinta la vostra battaglia. Vi siete battuti da leoni contro uomini più forti nel fisico e nel rendimento, contro giocatori il cui passato è tutta una luce abbagliante di glorie e di vittorie, contro un sistema di giuoco che avrebbe dovuto avviluppare la vostra compagine, abbattendola e schiacciandola. Siete scesi in campo contro atleti che avevano tradizioni luminose da difendere, un titolo da conservare e un prestigio da imporre. E voi avete costretti, e regolarmente, al match nullo, osando di contrapporre alla scienza la foga, al valore il vostro coraggio e la vostra fede, quei giuocatori che perfino oltre l’oceano hanno saputo, contro squadre più accanite, contro nemici più agguerriti di voi, imporre la loro superiorità. La Campania sportiva, la nostra Napoli, riconoscente, vi esaltano, e vi ringraziano i purissimi combattenti di pace, gli assertori di quel principio di educazione collettiva e di elevazione sociale che ispecie dicesi sport.

Al Savoia rimase il rimpianto per il controverso gol assegnato al Genoa da Rangone. Lo stesso Rangone sembrerebbe aver dichiarato in seguito che se avesse ritenuto il Savoia in grado di giocarsela alla pari con il Genoa, non l’avrebbe concesso, e a quel punto con la vittoria per 1-0 del Savoia, il Genoa sarebbe stato addirittura costretto allo spareggio in campo neutro. Ma con i se e con i ma la storia non si fa.


Fu nelle semifinali della Lega Sud che il Savoia non riuscì a ripetere le splendide prestazioni delle stagioni precedenti. Nelle prime tre giornate, il Savoia compromise irrimediabilmente la qualificazione alla finale, perdendo per 3-1 sul campo della Pro Italia, facendosi fermare sul pari (1-1) all’Oncino dall’Anconitana e perdendo in casa contro la Lazio (0-2). A questo punto si ebbe la tardiva reazione di orgoglio degli oplontini che conseguirono finalmente contro la Pro Italia la prima vittoria nel girone (1-0), prima di ottenere due pareggi esterni (entrambi 1-1) con Lazio e Anconitana nelle ultime due giornate. Il Savoia chiuse al terzo posto con cinque punti, mentre Lazio e Anconitana, a quota otto, disputarono lo spareggio per il primo posto che vide prevalere i marchigiani.
STORIA SUCCESSIVA
Questo fu il canto del cigno per gli oplontini che non riuscirono a iscriversi al campionato successivo. Nel 1926-27 il Savoia ripartì dalla Seconda Divisione Sud, il terzo livello dell’epoca. Vinto il girone eliminatorio, nelle finali Sud la promozione sul campo in Prima Divisione sfumò dopo uno spareggio perso (1-0) contro il Terni, con cui il Savoia era appaiato in vetta. Tuttavia il Direttorio Divisioni Superiori decise di ripescare gli oplontini, ammettendolo d’ufficio in Prima Divisione, il campionato cadetto dell’epoca. Il Savoia disputò dunque per la stagione 1927-28 il girone D, quello Sud, della Prima Divisione, a otto squadre. Gli oplontini chiusero penultimi, venendo coinvolti finanche in un episodio di combine riguardo l’incontro Savoia-Fiorentina. La partecipazione alla Prima Divisione era molto onerosa, a causa delle alte tasse di iscrizione, e richiedeva molto denaro. Secondo la ricostruzione della Federazione, la dirigenza del Savoia, in cerca di contante, offrì alla Fiorentina denaro in cambio del forfait, e poi accettò di perdere apposta la partita in cambio di contante. La partita in effetti fu persa dagli oplontini per 4-1, ma poi la combine fu scoperta e il Savoia fu multato di ben 4500 lire, mentre la partita incriminata fu “privata del punteggio” (si può dire che fu data persa ad entrambe ma senza influenzare il conteggio dei gol fatti e subiti, che non teneva conto delle partite private del punteggio), privando i viola di due punti decisivi per la mancata vittoria del girone. A seguito della multa il Savoia si ritirò dal campionato e non si iscrisse a quello successivo.
Successivamente, dopo essere ripartito dalla Terza Divisione, risalì fino alla Prima Divisione, che poi nel 1935 si trasformò nella nuova Serie C. Gli oplontini ottennero la prima promozione in Serie B al termine della stagione 1945-46, ma va detto che si trattava di una Serie B a tre gironi, non a girone unico. Con il ritorno della cadetteria a girone unico, gli oplontini tornarono prontamente in Serie C. Dopo numerosi campionati disputati tra Serie C e Serie D, il Savoia raggiunse il suo punto più alto dagli anni venti nella stagione 1998-99, allorquando, vincendo il girone B della Serie C1, ottenne una storica promozione in Serie B, questa volta a girone unico. La gioia di poter disputare la Serie B durò una sola stagione, in quanto la squadra retrocedette prontamente senza mai avere speranze di salvezza. In compenso la squadra oplontina ottenne l’onore di sfidare in campionato squadre blasonate come il Napoli, il Genoa e la Sampdoria. L’anno successivo la squadra fallì per difficoltà economiche e fu costretta a ripartire nuovamente dai dilettanti. Da allora il Savoia riuscì solo saltuariamente a risalire in Serie C,  disputando soprattutto campionati dilettantistici.