Nel 1909 fu fondata da dipendenti della fabbrica Ilva/Italsider di Bagnoli, appassionati di sport, l’Unione Sportiva Bagnolese, che aveva peraltro anche una sezione calcio.
Nella stagione 1913-14 la Bagnolese disputò il campionato regionale di Terza Categoria con Puteoli, Naples III e Vomero, chiudendo in vetta. Nella stagione successiva disputò invece il campionato regionale di Promozione con Puteoli e S.S. Napoli. La Bagnolese chiuse tuttavia al secondo posto, staccata di due punti dal Puteoli. Tuttavia, a campionato terminato il Comitato Regionale penalizzò di due punti il Puteoli per il tesseramento irregolare di giocatori provenienti dal disciolto Vomero, rendendo necessaria la disputa di uno spareggio per il primo posto tra Puteoli e Bagnolese. I nerostellati vinsero per 1-0 lo spareggio, disputatosi a Napoli il 9 maggio 1915, grazie a una autorete, laureandosi così campioni campani di Promozione.
Con l’entrata in guerra dell’Italia (maggio 1915), il regolare campionato di calcio fu sospeso e, in suo luogo, fino al 1919 si disputarono numerosi tornei bellici a livello regionale.
IN MASSIMA DIVISIONE
Nel 1919-20 la Bagnolese fu ammessa in Prima Categoria, la massima serie dell’epoca. Il calendario del girone campano fu compilato inserendo tra le partecipanti anche la Bagnolese. I nerostellati tuttavia si ritirarono prima dell’inizio del torneo, pur conservando il diritto di disputare il massimo campionato anche la stagione successiva.
Nel 1920-21 avvenne l’effettivo esordio della Bagnolese nel massimo campionato. Il debutto fu positivo, e i nerostellati vinsero il Girone B campano a pari merito con il blasonato Internazionale, qualificandosi senza problemi al girone finale campano. Nel girone finale contese fino all’ultimo il secondo posto al Naples: a una giornata dal termine i nerostellati erano terzi un punto sotto i bleu-celesti del Naples, che tuttavia dovevano giocare contro l’imbattibile Puteolana (che era a punteggio pieno a una giornata dal termine) mentre la Bagnolese aveva un impegno agevole sulla carta contro il fanalino di coda Internazionale. Alla fine la Bagnolese sconfisse l’Internazionale, ma il Naples uscì vittorioso sulla Puteolana, e mantenne il punto di vantaggio. Sennonché il Comitato Regionale Campano punì la Puteolana per gli incidenti che avevano provocato la sospensione della partita contro il Naples (l’invasione di campo dei tifosi puteolani) squalificandola e togliendola dalla classifica. Dunque la Bagnolese, terza sul campo, recuperò una posizione a tavolino qualificandosi alle semifinali Centro-Sud al posto della squalificata Puteolana.
Inserita nel Girone B con Pisa e Fortitudo, toscani e romani si provarono di altro pianeta rispetto ai nerostellati. La Bagnolese perse entrambe le partite casalinghe (0-3 contro il Pisa e 1-3 contro la Fortitudo) e subì sconfitte tennistiche in trasferta (0-7 contro i romani e 1-8 contro i pisani).
Nella stagione 1921-22 la Bagnolese chiuse quinta nel raggruppamento campano. In difficoltà economiche, si vociferò di una possibile fusione con la Puteolana, anch’essa in difficoltà economiche, ma alla fine la fusione non si fece e la Bagnolese riuscì a disputare il campionato 1922-23, a differenza dei rossi di Pozzuoli, costretti allo scioglimento nell’ottobre 1922. Il campionato 1922-23 fu disastroso, con i nerostellati che non riuscirono a racimolare nemmeno un punto chiudendo in ultima posizione (cinque delle otto sconfitte arrivarono comunque a tavolino).
Andò meglio nella stagione 1923-24, in cui la Bagnolese (che poteva contare tra le sue file giocatori di tutto rispetto come Zita e soprattutto Parodi, ex bomber e capitano della Puteolana dei tempi d’oro) lottò con Internaples e Cavese per il secondo posto nel girone, valido per l’accesso alle Semifinali della Lega Sud. Chiuse al quarto posto, a un punto dalla Cavese e a due dall’Internaples. Decisiva fu la decisione da parte del Comitato Campano di annullare per irregolarità Bagnolese-Internaples 3-3 mandandola a ripetere: la ripetizione fu vinta per 3-1 dall’Internaples, che così staccò di due punti i nerostellati chiudendo al secondo posto. In questa stagione la Bagnolese indossava casacche rosso-nere secondo il quotidiano romano “Il corriere italiano” o granata secondo “La Basilicata”. Nel tentativo di conciliare le due fonti si potrebbe supporre che il rosso (o granata) fosse il colore predominante sul nero.
In difficoltà economiche, la Bagnolese non riuscì a iscriversi al campionato successivo, sciogliendosi infine.
IL MOMENTANEO SCIOGLIMENTO E LA PARENTESI DEL PRO BAGNOLI
La crisi della Bagnolese portò al suo momentaneo scioglimento. La Bagnolese non era nell’elenco delle squadre che si erano iscritte al campionato di Prima Divisione 1924-25 e un comunicato della Lega Sud ne annunciò lo scioglimento.
L’eredità della Bagnolese fu momentaneamente raccolta dall’Hesperia di Bagnoli (già S.C. Tenax) che nel novembre 1924 cambiò denominazione in “Pro Bagnoli F.B.C.”. I colori sociali del Pro Bagnoli erano il giallo e il rosso. Nella stagione precedente, come Hesperia, aveva disputato il girone cittadino della Terza Divisione Campania, classificandosi al secondo posto. Dopo aver disputato alcune amichevoli, il Pro Bagnoli inviò domanda di iscrizione alla Seconda Divisione Campania, domanda che fu accolta. Dunque il Pro Bagnoli fu tra le sei elette scelte dal Comitato Regionale a disputare la Seconda Divisione 1924-25. Il Pro Bagnoli disputò un buon campionato, ma chiuse soltanto seconda, e la promozione sfumò (solo la vincitrice del campionato aveva la possibilità di essere promossa in caso di vittoria contro l’ultima classificata di Prima Divisione nello spareggio interdivisionale).
IL RITORNO DELLA BAGNOLESE: LA SQUADRA CHE TREMARE L’ALBA FA
Nel frattempo la Bagnolese fu in qualche modo ricostituita e ammessa a disputare la Prima Divisione per la stagione 1925-26. La presunta continuità con il Pro Bagnoli sembrerebbe erronea. Il Pro Bagnoli si fuse con la S.C. Campi Flegrei e, sempre come Pro Bagnoli, disputò il campionato “boys” per la stagione 1925-26, giocando peraltro anche contro i “boys” della Bagnolese. L’ammissione della Bagnolese alla Prima Divisione avvenne per volontà della Lega Sud delle società maggiori e ottenne il nullaosta della lega delle minori. La Bagnolese dell’avvocato Colapenna costituì una compagine competitiva, con gli arrivi di campioni come Cassese, Parodi e Lobianco (che avevano militato nei gloriosi Savoia e Puteolana dei tempi d’oro) nonché Zita e Invorio, disputò il suo migliore campionato di tutta la sua storia: fu l’unica compagine campana a sottrarre punti all’Internaples e nelle semifinali della Lega Sud mise paura alla favorita Alba, risultando persino virtualmente qualificata alla finale contro l’Internaples per due settimane, prima che la giustizia sportiva tornasse sui suoi passi e restituisse il primo posto all’Alba. Ma raccontiamo tutto nel dettaglio.
Dopo un inizio incerto, con la sconfitta pronosticabile sul campo dell’Internaples e quella inopinata contro lo Stabia nelle prime due partite, la Bagnolese si riprese centrando cinque vittorie e un pareggio nelle restanti sei partite, sorpassando Casertana e Stabia e chiudendo al secondo posto. Peraltro la Bagnolese si prese anche la soddisfazione di essere stata l’unica squadra del girone a fermare l’Internaples sul pari (1-1 a Bagnoli), impedendole di chiudere a punteggio pieno. La Bagnolese fu così ammessa a disputare le Semifinali della Lega Sud.
La Bagnolese fu inserita nel Girone B con Alba di Roma, Pro Italia di Taranto, Palermo e Maceratese. La Bagnolese partì forte vincendo le prime due partite, contro Maceratese e Palermo. La terza partita era da disputare a Roma sul campo della favorita Alba: e in effetti l’Alba si confermò temibile, e a cinque minuti dal termine i nerostellati perdevano 3-0. Poi negli ultimi cinque minuti accadde il finimondo, ovvero l’incredibile rimonta bagnolese dallo 0-3 al 3-3. Dunque la Bagnolese riuscì nell’impresa di uscire invitta dal temibile campo albino, mentre i capitolini si disperarono per la vittoria incredibilmente sfuggita loro di mano. La giornata successiva i nerostellati riuscirono a uscire imbattuti anche dalla temibile trasferta di Taranto contro la Pro Italia (2-2), e al termine del girone di andata la Bagnolese era in vetta a pari punti con Alba e Pro Italia.
Alla prima giornata di ritorno, mentre la Bagnolese riposava, l’Alba pareggiò tra mille polemiche (per gli errori arbitrali dell’arbitro Battucci di Ancona) in casa contro la Pro Italia, e gridò al (presunto) complotto ordito ai suoi danni dalla Lega Sud (definita offensivamente “una combriccola camorristica napoletana” dalla stampa romana di parte), avente sede a Napoli, per far vincere il girone alla Bagnolese mediante arbitraggi pilotati, minacciando addirittura di ritirarsi dal campionato in segno di protesta. L’arbitro Battucci (ritenuto dalla stampa romana il principale responsabile del passo falso albino) fu addirittura aggredito dai tifosi albini al termine della partita. Comunque la Lega Sud annullò la partita incriminata per errori tecnici dell’arbitro mandandola a ripetere a fine girone. La Bagnolese nel frattempo sconfisse per 8-0 la Maceratese volando in vetta al girone ma con una gara in più rispetto all’Alba, due punti sotto. La giornata successiva fu completamente rinviata e si arrivò dunque alla partita Bagnolese-Alba da disputarsi a Bagnoli. Una vittoria avrebbe permesso ai nerostellati di ipotecare la vittoria del girone, ma anche un pareggio sarebbe tornato comodo, considerato il vantaggio della Bagnolese sulle contendenti nel quoziente reti in caso di arrivo a pari punti. Invece gli albini giocarono una partita superba espugnando il campo dei nerostellati per 2-1, raggiungendoli in vetta alla classifica ma con una partita in meno. All’Alba bastavano ora due vittorie e un pareggio per vincere il girone. La Bagnolese vinse le due partite successive, ma così fece anche l’Alba, e così ai capitolini sarebbe bastato anche solo il pareggio nella partita da recuperare contro la Pro Italia per accedere alla finale. Sennonché intervenne la Federazione.
Il 13 giugno 1926, infatti, si riunì il Consiglio Federale, che assegnò alla Pro Italia la vittoria a tavolino nella partita da recuperare contro l’Alba, a causa dell’aggressione subita dall’arbitro per mano dei tifosi romani. Tale decisione qualificava virtualmente la Bagnolese, in virtù del miglior quoziente reti rispetto a Pro Italia e Alba, con le quali si trovava a pari punti (12). L’Alba scivolava così al terzo posto per via dello sfavorevole quoziente reti. La stampa romana reagì con rabbia alla decisione della FIGC continuando a gettare fango sulla Lega Sud, insinuando in particolare (senza prove) una presunta corruzione dei membri del Consiglio Federale di Torino (definiti offensivamente dei “legulei”) ad opera del segretario della Lega Luigi Filosa affinché deliberassero a sfavore dell’Alba. Comunque l’Alba presentò immediato ricorso, bloccando la disputa della finale virtuale Internaples-Bagnolese, mentre la stampa romana annunciava che in segno di protesta ci sarebbe stata a breve una manifestazione per le strade della Capitale. Nel frattempo i romani cercarono l’intercessione di eminenti gerarchi fascisti, tra cui il presidente del CONI Lando Ferretti, intercessione che poi si sarebbe rivelata decisiva. Tentarono inoltre di ottenere l’annullamento della risicata vittoria per 1-0 contro la Maceratese, in modo da tentare di superare, in caso di incredibile goleada, nel quoziente reti la Bagnolese e vincere il girone. Alla fine la Lega Sud annullò la partita mandandola a ripetere, ridestando le speranze dell’Alba. L’impresa appariva comunque disperata, perché l’Alba doveva vincere almeno 12-0. Il 23 giugno, tuttavia, la Maceratese non si presentò in campo, dichiarando forfait e vanificando dunque le speranze romane di superare la Bagnolese nel quoziente reti. L’ultima speranza dell’Alba era ora riposta nel ricorso pendente presso la FIGC. Fortuna volle che, a causa di una grave crisi interna dovuta a uno sciopero arbitrale, il 27 giugno 1926 i dirigenti della FIGC diedero le dimissioni in massa, demandando ogni potere al CONI presieduto da Lando Ferretti, gerarca fascista filoalbino. Non è un caso che uno dei primi atti della FIGC sotto il controllo di Ferretti fu l’accoglimento del ricorso dell’Alba. Lo 0-2 a tavolino fu dunque annullato, e la ripetizione del 4 luglio 1926 vide la vittoria degli albini per 3-1. La Bagnolese chiuse così seconda e la qualificazione alla finale sfumò.
IL DECLINO
La Carta di Viareggio del 2 agosto 1926 stabilì che le tre elette centro-meridionali ammesse in Divisione Nazionale sarebbero state Alba, Fortitudo e Internaples, e la Bagnolese fu relegata in Prima Divisione, declassata a secondo livello calcistico. Per di più, gli alti costi per l’iscrizione, a cui si aggiunsero le ingenti spese per le lunghe trasferte in ferrovia conseguenti al fatto che il girone D della Prima Divisione 1926-27 era esteso all’intero Centro-Sud, mandarono in crisi economica la Bagnolese. Così i nerostellati, pur confermandosi tra le più forti squadre centromeridionali, chiudendo terzi dietro Lazio e Liberty di Bari, non riuscirono a iscriversi al campionato successivo, dichiarando la propria inattività e ripartendo, dopo una stagione, dalla Terza Divisione Campana.
La Bagnolese riuscì comunque a risalire parzialmente la china, disputando nel ventennio successivo diversi tornei interregionali di Serie C. Con gli anni 50, anche a causa della riduzione dei quadri della Serie C, la Bagnolese declinò, alternando campionati regionali a sporadiche partecipazioni alla Quarta Serie (la Serie D dell’epoca). Nel 1960, infine, si fuse con l’Ischia, cessando di fatto l’attività (la squadra risultato della fusione giocava a Ischia, e si chiamò “Ischia-Bagnolese” solo nei primissimi tempi, quindi di fatto si può parlare di assorbimento nell’Ischia o di Ischia che acquista per fusione il titolo sportivo della Bagnolese).