L’allargamento elefantiaco del campionato, la crescita del calcio toscano e i successi di Inter e Pro Vercelli

LA RIPRESA POSTBELLICA DEL CAMPIONATO

Per quattro anni (1915-1919) non si disputò alcun campionato a livello nazionale a causa dell’entrata in guerra dell’Italia nella prima guerra mondiale. Solo nel 1915-16 fu organizzata la Coppa Federale a livello nazionale (con l’esclusione delle squadre venete e del Centro-Sud) vinta dal Milan. Nelle tre stagioni successive furono disputate numerose coppe regionali di guerra oltre ai campionati regionali di Terza Categoria.

Con la vittoria nella guerra, conclusasi nel 1918, si era troppo in avanti con la stagione per organizzare un campionato nazionale per la stagione 1918-19. Si stabilì dunque che il campionato sarebbe ripreso nel 1919-20.

Nel 1919, alla ripresa del campionato dopo la sospensione bellica, si decise di accantonare la riforma del 1914, ammettendo al campionato settentrionale di Prima Categoria ben 48 squadre, suddivise in otto gironi eliminatori: Liguria, Piemonte A, Piemonte B, Lombardia A, Lombardia B, Terre Redente, Veneto, Emilia. Tuttavia, a causa del procrastinarsi dell’annessione all’Italia della Venezia Giulia, la batteria delle Terre Redente fu soppressa, sostituita da un terzo girone destinato alla Lombardia. Fu stabilito che delle 48 squadre partecipanti solo le migliori 24 avrebbero preso parte alla Categoria A 1920-21, mentre le restanti sarebbero state declassate in Categoria B. Tuttavia anche questa riforma non fu attuata, addirittura le retrocessioni in Promozione per le ultime classificate furono annullate, e al campionato settentrionale di Prima Categoria per la stagione 1920-21 furono ammesse ben 64 squadre.

FINALI TURBOLENTE

Nel frattempo il campionato 1919-20 si era concluso con la vittoria dell’Internazionale, che ebbe la meglio su Juve e Genoa nel girone finale dell’Italia Settentrionale, e poi sconfisse il Livorno (campione centro-meridionale) per 3-2 nella Finalissima. Le finali del torneo settentrionale, disputate con il sistema del girone semplice (partite di sola andata in campo neutro) furono alquanto turbolente. La prima partita delle finali, Juventus-Genoa, disputata il 16 maggio sul campo dell’Internazionale, finì 3-2 a favore dai bianconeri, ma fu caratterizzata dall’arbitraggio controverso di Varisco dell’U.S. Milanese, accusato dai genoani di aver arbitrato a favore dei bianconeri, e da gravi intemperanze da parte del pubblico. Il Genoa concluse la partita in otto, a causa dell’infortunio di Santamaria in seguito a un contrasto di gioco, dell’espulsione di Dellacasa per proteste e del rifiuto di Traverso di proseguire la partita sempre per proteste. A un certo punto il pubblico inferocito invase il campo costringendo il contestato arbitro alla fuga e fu solo grazie all’intervento delle forze dell’ordine che la partita potè riprendere dopo venti minuti di sospensione ed essere portata a termine.

La settimana successiva, sul campo del Genoa, si disputò Internazionale-Juventus. Il pubblico genoano, ancora inferocito per la sconfitta subita contro i bianconeri e l’arbitro e conscio che solo una vittoria dell’Inter avrebbe rimesso in gioco il grifone, fischiò pesantemente i bianconeri ad ogni loro azione, incitando invece i neroazzurri alla vittoria. La Juventus, influenzata dal clima ostile, perse così per 1-0 con i neroazzurri.

A questo punto la terza partita del girone Inter-Genoa avrebbe dovuto disputarsi il 30 maggio sul campo della Juventus. Sennonché la Federazione, temendo problemi di ordine pubblico visti i precedenti, decise di rinviare la partita alla settimana successiva facendola disputare a Modena. Ne uscì un pareggio per 1-1 e la vittoria del campionato settentrionale da parte dei neroazzurri. Nel frattempo il campionato centro-meridionale stava volgendo al termine. Alle semifinali centro-meridionali (due gironcini da tre) si erano qualificate Pisa, Livorno, Fortitudo, Audace, Internazionale (di Napoli) e Puteolana. I gironi A e B furono vinti agevolmente da Livorno e Fortitudo che si contesero il titolo centro-meridionale nella finale in programma il 13 giugno sul campo neutro di Bologna. Alla fine prevalsero i labronici per 3-2. La finalissima nazionale si disputò così tra Internazionale e Livorno.

Alla vigilia della finalissima tra labronici e neroazzurri, il quotidiano partenopeo “Il Mezzogiorno” si lamentò dell'”antisportivo” sistema del “girone semplice” (partite di sola andata) con cui si erano svolte le fasi finali del campionato, sostenendo che molto probabilmente con il “girone doppio” (partite di andata e di ritorno) sarebbe stato il Genoa a prevalere e non l’Inter:

“Lo spazio tiranno ci ha impedito di comunicare ai nostri lettori l’esito della semifinale del campionato italiano di calcio che contrapponeva domenica a Bologna le due vincenti del gruppo centro-meridionale, Fortitudo di Roma e U.S. Livornese. Il match, combattutissimo, vedeva una bella vittoria dei campioni di Livorno e la strenua resistenza dei rosso-blu di Roma, in cattiva giornata. Il punteggio di 3 a 2 indica a sufficienza la passionalità e la continuità della lotta.

Dopo tale match pertanto l’U.S. Livornese, che s’è così aggiudicato il titolo di campione centro-meridionale, dovrà, in un molto prossimo avvenire, misurarsi e combattere con l’Internazionale di Milano [… per il campionato], ormai alla fine, che ha provocato tante discussioni e tante lamentele.

La F.I.G.C. ha cominciato bene col dividere le semifinaliste, dopo le eliminatorie per ogni regione, in due grandi gruppi, settentrionale e centro-meridionale. Alla loro volta cotesti gruppi erano divisi il primo in tre batterie, il secondo in due.

Quando s’è poi trattato di far giocare tra loro le finaliste, le vincenti cioè di ogni gruppo, il grande ente ha errato nel sistema da seguire.

Stabilito, giustamente, che, mentre le tre vincenti delle batterie settentrionali si disputassero il titolo di campione settentrionale, le vincenti delle due batterie centro-meridionali avessero dovuto combattere per il titolo di campione centro-meridionale, salvo poi a disputare tra loro il titolo assoluto, ha malamente scelto di far svolgere coteste semifinali e la finale col sistema mai abbastanza criticato dell’antisportivo girone semplice.

E’ avvenuto quel che umanamente bisognava prevedere, un vero e proprio capovolgimento imprevisto e, conveniamone, anche ingiusto.

Lottare infatti per un’intera stagione, sostenere [opere?] rilevanti, sfiorare quasi l’ambito successo per poi perdere brutalmente ogni speranza in un sol match è anche e soprattutto antisportivo.

L’antico e giusto sistema del girone doppio permetteva invece ad una squadra battuta in un match – spesso per incompletezza, in cattiva giornata e per… l’arbitro – di ritentare la prova nel retour match e pertanto giuocare intere le proprie chances.

E della cattiva prova dell’innovazione fanno fede i risultati sino ad oggi. Nell’Italia Settentrionale il Genoa, che era uscito vincente nella sua batteria su teams del valore della Pro Vercelli, del Legnano, del Milan, per una giornata sfortunata contro la Juventus ed un match pari con l’Internazionale perdeva il campionato che da tutti era preveduto suo appannaggio. L’Internazionale, invece, piegando a Genova, col favore del pubblico genoano, la torinese Juventus, che a Milano aveva battuto il Genoa, e facendo match nullo col Genoa, si assicurava la vittoria. Ma ove avessimo avuto il sistema del girone doppio avrebbe potuto l’Internazionale raggiungere la vittoria? Non crediamo, che anzi è nota a tutti i competenti l’effettiva inferiorità dei nero-blu milanesi di fronte ai campioni della Superba.

Lo stesso è accaduto nel gruppo centro-meridionale, ove campione assoluto risultava, in un solo match, l’U.S. Livornese, che batteva di misura una Fortitudo incompleta e in cattiva giornata.

E ci pare che basti…

Abbiamo fatto questa chiacchierata è perché il pubblico dei veri sportmen sappia i difetti del girone semplice e perché non è detto che negli anni venturi i nostri undici, quest’anno in cattive acque, non possano trovarsi ad essere tra i probabili campioni centro-meridionali.”

L’Inter fu alquanto fortunata nel corso dell’incontro contro i labronici, disputato il 20 giugno sul campo neutro di Bologna, anche per l’arbitraggio. Innocenti del Livorno si infortunò nei primi minuti, e, anche se tornò brevemente in campo nonostante fosse acciaccato, alla fine dovette abbandonare il campo, lasciando la sua squadra in dieci per la maggior parte dell’incontro; per giunta i labronici fallirono un rigore e non riuscirono a concretizzare alcune palle gol. L’Inter riuscì ad andare in segno per ben tre volte nel primo tempo, anche se, lamentano le cronache livornesi, il terzo gol era viziato da un fuorigioco, e l’arbitro non aveva visto due falli di mano interisti nella propria area (dunque due possibili rigori negati al Livorno). Il primo tempo si chiuse così 3-0 per l’Inter. Nella ripresa il Livorno attaccò, e l’Inter, stordita, calò nettamente il ritmo. Al 38° della ripresa Magnozzi accorciò le distanze e quattro minuti dopo in mischia il Livorno riuscì ad andare ancora a segno. L’Inter, terrorizzata, temette il beffardo pareggio anche se mancavano solo tre minuti dalla fine. E il Livorno in effetti ebbe l’occasione per pareggiare ma non riuscì a concretizzarla. Infine l’arbitro fischiò la fine dell’incontro, e i neroazzurri poterono tirare un sospiro di sollievo.

LA MINACCIA DELLO SCISMA

Nel frattempo, il 4 luglio 1920 si svolse l’assemblea federale a Torino, una delle più turbolente nella storia della Federazione: le grandi squadre chiedevano la riduzione del massimo campionato a 24 squadre, ma erano in minoranza rispetto alle società minori e la loro proposta fu rifiutata, e la FIGC fu spostata da Torino a Milano. Di fronte all’ennesimo allargamento del campionato, che per la sola Italia Settentrionale avrebbe compreso ben 64 squadre, i delegati piemontesi, forti delle maggiori squadre, decisero di abbandonare per protesta l’assemblea e di costituire una federazione indipendente, la LIGC (Lega Italiana Giuoco Calcio), presidente Luigi Bozino (presidente anche della Pro Vercelli), che avrebbe organizzato un campionato regionale; ad essa aderirono anche molte squadre liguri, tra cui le maggiori.

Di fronte a questa grave crisi, il congresso federale tentò di ricomporre lo scisma indicendo un’assemblea straordinaria per il 19 settembre presentandosi inoltre dimissionario al fine di facilitare la riappacificazione. Le trattative con i secessionisti ebbero buon esito e il 25 settembre lo scisma si ricompose.

GIOCO RUDE

Nella stagione 1920-21 presero parte al massimo campionato 64 squadre al Nord e 24 al Centro-Sud per un totale di ben 88 compagini. Alle semifinali dell’Italia Settentrionale avrebbero dovuto partecipare 12 squadre, successivamente ampliate a 16. Le eliminatorie regionali occuparono la maggior parte del campionato e terminarono soltanto ad aprile, riservando alcune sorprese come le eliminazioni della Juventus e del Casale, e la qualificazione della rivelazione del torneo, l’U.S. Torinese. Le semifinali si protrassero fino ai primi di luglio spossando le squadre partecipanti. Addirittura Torino e Legnano, dopo un pareggio ad oltranza nello spareggio per stabilire la prima classificata nel girone di semifinale, si ritirarono dal torneo perché spossate dall’interminabile campionato.

Le finali del torneo settentrionale videro la vittoria della Pro Vercelli, che sconfisse per 4-0 l’Alessandria e ottenne una risicata vittoria per 2-1 (ai tempi supplementari ad oltranza) contro il Bologna. La Pro Vercelli finì inoltre nel mirino per il suo gioco rude che provocava sovente infortuni ai giocatori avversari: ne fecero le spese l’Inter (che poi decise in segno di protesta di ritirarsi dal torneo) nelle semifinali e l’Alessandria nelle finali. Anche il Pisa (campione centro-meridionale) ne avrebbe fatto le spese nella finalissima del 24 luglio 1921. All’indomani della partita sospesa tra Pro Vercelli e Internazionale del 10 aprile 1921 “La Gazzetta dello Sport” commentò:

Invece il pubblico si è allontanato dal campo disgustato. Perché? Per la rudezza del giuoco vercellese? Per le due vittime della violenza colla quale l’incontro si è disputato o perché invece un complesso di circostanze dolorose hanno interrotto la bellezza dell’incontro? […] Fossati al 35′ del primo tempo, in una carica violenta con Corna, si ebbe un calcio che gli procurò la frattura di una gamba. Fossati fu portato fuori dal campo ed il match poté continuare con l’Internazionale ridotto in dieci uomini. […] Nella ripresa al 10′ minuto avviene poi un battibecco tra Ara e Scheidler, ed Ara, che aveva ricevuto qualche insulto dal pubblico, assesta un calcio al neroazzurro. […] Il guardalinee intanto avvisa l’arbitro Crivelli dell’incidente Ara-Scheidler; ed il primo è espulso dal campo. Al 15′ minuto Da Sacco intercetta il ball a Corna. Il vercellese gli è addosso, e il neroazzurro riceve un calcio in uno stinco che gli produce la frattura di una gamba. […]

La partita fu sospesa dall’arbitro per le intemperanze del pubblico e i due giocatori infortunati furono portati in ospedale. Qualche settimana dopo l’Internazionale, dopo aver strappato un pari alla sorpresa U.S. Torinese (uno spettacolare 4-4 con la Torinese beffata allo scadere dalla rete del pareggio neroazzurro), si ritirò dando forfait nelle rimanenti quattro partite da recuperare. In questo modo l’Inter favorì la qualificazione della Pro Vercelli alle finali a svantaggio dell’U.S. Torinese, che, dopo aver perso 2-0 a Vercelli, al ritorno a Torino si impose sui favoriti leoni bianchi per 3-0. Con gli scontri diretti in parità, a fare la differenza furono i due forfait dell’Internazionale contro la Pro Vercelli e il beffardo 4-4 tra Internazionale e Torinese, con i piemontesi che si erano fatti raggiungere proprio allo scadere. La Pro Vercelli conquistò le finali con 10 punti in classifica, la Torinese si dovette accontentare del secondo posto a quota 9. Anche nella prima partita delle finali contro l’Alessandria, sul risultato di 4-0 in favore della Pro, il giocatore alessandrino Moretti si infortunò in un violento contrasto con Rampini, nel tentativo disperato di impedirgli di andare ancora a segno, e l’Alessandria si ritirò dal campo. Il risultato di 4-0 fu confermato dalla Federazione. Invece la decisiva finale contro il Bologna non ebbe incidenti di questo tipo. Il Bologna passò in vantaggio nel primo tempo, fu ripreso nella ripresa e subì il “golden goal” (anche se ante litteram) della disfatta soltanto al 128′, nel corso dei tempi supplementari ad oltranza. Al termine della partita, tuttavia, vi fu un grave incidente: mentre un tram trasportava il pubblico verso la stazione, vennero sparati contro la vettura dei colpi di rivoltella, che ferirono alcune persone; «Fascisti!», fu urlato alla vettura; «No, Footballers!», fu risposto, e gli sparatori si ecclissarono. Il Bologna presentò reclamo chiedendo l’annullamento e la ripetizione della finale per presunto errore tecnico dell’arbitro, in quanto, a dire dei felsinei, il “golden goal” vercellese avrebbe dovuto essere annullato per fuorigioco. Tuttavia la Federazione respinse il reclamo omologando il risultato della partita e confermando che sarebbe stata la Pro Vercelli ad affrontare nella finalissima il Pisa.

La finale fu disputata contro il dinamico Pisa di mister Ging, campione dell’Italia centro-meridionale. Vinto il campionato toscano spuntandola sul Livorno (campione centro-meridionale in carica), il Pisa nel girone di semifinale ebbe la meglio sui romani della Fortitudo grazie a una vittoria per 2-1 in trasferta nello scontro diretto (è da rimarcare che i romani erano riusciti a strappare un pari a Pisa all’andata) e infine in finale sconfisse il Livorno per 1-0.

La finalissima tra Pro Vercelli e Pisa ebbe luogo a Torino il 24 luglio 1921, arbitrata dal signor Olivari. Il Pisa aveva protestato per la scelta di Torino (molto più vicina a Vercelli che non a Pisa) come campo neutro, ma invano. Al 12° Gnerucci del Pisa subì un bruttissimo fallo dal vercellese Rampini fratturandosi la tibia e venendo costretto a uscire lasciando la squadra in dieci. L’arbitro Olivari non fischiò nemmeno fallo, figurarsi espellere Rampini. Approfittando della superiorità numerica, la Pro Vercelli creò numerose palle gol, ma il portiere pisano Gianni fece grandi interventi salvando più volte il risultato, anche se non poté fare nulla sul tiro di Ceria che sbloccò il risultato al 39°. Il primo tempo si concluse così 1-0 per la Pro Vercelli. Al 47° il Pisa pareggiò con Sbrana che trasformò un rigore, ma la Pro Vercelli, sfruttando la superiorità numerica, continuò ad attaccare trovando sempre però un grande Gianni a opporsi ai loro tiri. Alla fine, al 63°, Rampini riuscì a riportare in vantaggio la Pro, con un gol però, lamentano i pisani, viziato da un fuorigioco. Viale del Pisa andò su tutte le furie, protestando con l’arbitro per il mancato annullamento del gol e venendo espulso. Con il Pisa ridotto in nove da Rampini e dall’arbitro, la Pro Vercelli ebbe gioco facile a mantenere il risultato di 2-1 a proprio favore e a vincere il suo sesto titolo nazionale. Il Pisa presentò reclamo contestando l’arbitraggio di Olivari e chiedendo la ripetizione della partita con altro arbitro e in un campo più neutro di Torino, ma esso venne respinto e così la Pro Vercelli fu proclamata Campione d’Italia 1920-21.