L’allargamento del campionato e i successi della Pro Vercelli

L’AMMISSIONE DELLE SQUADRE NORD-ORIENTALI

Nella stagione 1910-11 la FIGC decise di allargare il campionato istituendo un campionato di Prima Categoria anche per la seconda sezione (Italia Nord-Orientale), la cui vincente avrebbe avuto la possibilità teorica di vincere il titolo nazionale disputando una finalissima contro il campione nord-occidentale. Di fatto il campionato nord-orientale di Prima Categoria, un gironcino di quattro squadre comprendenti tre venete e un’emiliana, fu snobbato dalla stampa dell’epoca. “La Stampa” e “La Stampa Sportiva” lo fecero passare addirittura per un campionato di Seconda Categoria, trattando il campionato nord-occidentale come se fosse il girone unico del Campionato di Prima Categoria. In effetti, nelle due annate 1910-11 e 1911-12 in cui il campionato si svolse con questa formula, la Pro Vercelli fu proclamata dalla stampa Campione d’Italia subito dopo la vittoria del girone nord-occidentale, senza nemmeno attendere l’esito scontato della finalissima contro il campione nord-orientale.

LA LOTTA TRA PRO VERCELLI E MILAN

La stagione 1910-11 cominciò con l’ammissione in Prima Categoria del Piemonte F.B.C. di Torino, ammesso in luogo della rinunciataria Ausonia di Milano. Anche il Casale inviò domanda di iscrizione ma la Federazione la respinse, non ritenendo ancora i nerostellati idonei alla massima categoria. Invece la Libertas di Milano, campione d’Italia di Seconda Categoria 1909-10, ritirò la sua domanda di iscrizione.  In questa stagione la Pro Vercelli si dovette guardare dal Milan, mentre i campioni in carica dell’Internazionale uscirono presto dalla lotta per il titolo. I rossoneri passarono addirittura momentaneamente in vetta, ma un calo nel girone di ritorno, con alcuni clamorosi passi falsi (Milan-Andrea Doria 0-1, Milan-US Milanese 0-2, Torino-Milan 5-1), permise ai bianchi leoni di sorpassarli e a prendere il largo: la Pro Vercelli vinse il girone con cinque punti di vantaggio sul Milan secondo. La finalissima con il Vicenza, campione nord-orientale, fu una formalità: la Pro fu vittoriosa per 3-0 a Vercelli e per 2-1 a Vicenza, confermando così il titolo nazionale.

Si segnala che la Juventus chiuse il campionato 1910-11 all’ultimo posto. Per sua fortuna, come ammise il settimanale “La Stampa Sportiva” di Torino, le retrocessioni non erano state ancora introdotte: “è ancora una semplice proposta l’esclusione dell’ultima classificata dai successivi campionati di Prima Categoria, che allora i guai sarebbero risultati maggiori”. Il campionato andò per le lunghe e si concluse solo a maggio a causa del rinvio di intere giornate a causa delle incessanti nevicate che interessarono il Triangolo Industriale. Il settimanale “La Stampa Sportiva” si lamentò della formula del campionato nord-occidentale (girone unico a nove squadre) perché allungava troppo il campionato, levando spazio alle coppe e alle competizioni alternative al campionato che un tempo si disputavano; inoltre, le partite delle squadre ormai tagliate dalla corsa al titolo, non interessavano nessuno, complice anche la mancata introduzione delle retrocessioni. Questo è quanto scrive “La Stampa Sportiva”:

Una prima considerazione di carattere generale: il sistema con cui si disputa il campionato italiano mena le cose troppo per le lunghe; il girone all’italiana del campionato assorbe tutta la stagione, impegnando quasi tutte le domeniche quasi tutte le squadre da novembre a giugno. Ora, a parte che le numerose manifestazioni degli sports estivi tolgono al football, dall’aprile in poi, qualunque interesse, questo viene assolutamente a mancare quando, a metà della lunga trafila dei matches e retour-matches, le squadre assumono una quasi netta posizione di classifica e solo continuano a giostrare per l’onore della firma. Allora succede… quello che succede verso la fine d’ogni campionato: che i giuocatori giuocano senza convinzione, che il pubblico diserta i campi, che i clubs non fanno più un soldo d’incasso e piangono miseria, che la F.I.G.C. paga le spese… dell’illogicità del suo regolamento.

Il settimanale “La Stampa Sportiva” avanzò due proposte: o tornare alle eliminatorie regionali (che farebbe finire il campionato in soli tre mesi in luogo dei sette in cui si è protratto il campionato 1910-11) o stabilire che, al termine del girone di andata, solo le prime cinque classificate avrebbero disputato quello di ritorno, eliminando tutte le altre. La formula fu tuttavia mantenuta anche nella stagione successiva, con l’ammissione del Casale, che portò a 10 le partecipanti al girone unico del campionato nord-occidentale.

Nella stagione 1911-12 la Pro Vercelli si dovette guardare dall’agguerrito Milan, avendo infine la meglio per un solo punto. Milan e Pro pareggiarono entrambi gli scontri diretti, ma i bianchi leoni riuscirono a prevalere sui rossoneri a causa del punto perso dal Milan alla prima giornata (inopinato pareggio casalingo contro il Piemonte fanalino di coda). La Pro Vercelli, proclamata Campione d’Italia dalla stampa già all’indomani della vittoria del girone unico nord-occidentale, non ebbe problemi a ratificare il titolo contro il derelitto Venezia (campione nord-orientale), battendo i lagunari per 6-0 e per 7-0.

IL PROGETTO VALVASSORI-FAROPPA

Il 31 agosto 1912 fu approvato il progetto Valvassori-Faroppa, piano di riforma dei campionati che stabiliva l’ammissione al massimo campionato anche delle squadre centro-meridionali, e inoltre abolì il girone unico nord-occidentale, tornando di fatto alle eliminatorie regionali. Al nord furono stabiliti tre gironi eliminatori (piemontese, ligure-lombardo e veneto-emiliano) di sei squadre ciascuno, le cui prime due classificate si sarebbero qualificate al girone finale per l’assegnazione del titolo di Campione dell’Italia Settentrionale, mentre l’ultima sarebbe retrocessa nel campionato regionale di Promozione. Invece al Centro-Sud furono disputati tre gironi regionali (Toscana, Lazio e Campania): i campioni regionali del Lazio e della Toscana si sarebbero scontrate per stabilire il Campione dell’Italia Centrale; la vincente della finale tra il campione dell’Italia centrale e il campione dell’Italia Meridionale e Insulare (ovvero il campione campano) avrebbe avuto accesso alla finalissima per il titolo nazionale contro il campione dell’Italia Settentrionale. Al campionato settentrionale furono ammesse 18 squadre, al campionato centro-meridionale 12, per un totale complessivo di 30 squadre.

UN NUOVO TRIONFO PER LA PRO

Il campionato 1912-13 cominciò ad novembre con le eliminatorie regionali che si protrassero fino a fine febbraio. Nel girone piemontese trionfò prevedibilmente la Pro Vercelli, mentre il secondo posto fu conteso da Casale, Torino e Piemonte. Furono i nerostellati a spuntarla, ottenendo una storica prima qualificazione alla fase finale. Nel girone ligure-lombardo furono invece Milan e Genoa a qualificarsi al girone finale, eliminando l’Internazionale. Infine, nel quasi irrilevante girone veneto-emiliano furono Vicenza e Verona a qualificarsi. Fanalini di coda dei tre gironi eliminatori furono Juventus, Racing Libertas di Milano e Modena; tutte e tre avrebbero dovuto retrocedere nel campionato di Promozione, ma le pressioni esercitate dai dirigenti bianconeri fecero sì che tutte le retrocessioni fossero annullate.

Il girone finale dell’Italia Settentrionale cominciò a marzo e finì a maggio con la vittoria netta della Pro Vercelli che staccò la seconda classificata di almeno cinque punti. In realtà la classifica finale non è certa, a causa dell’incertezza sul risultato di Genoa-Hellas. La partita Genoa-Hellas alla prima giornata fu rinviata a fine girone per il reclamo presentato dall’Internazionale contro l’ammissione del Genoa alle finali: l’Inter chiedeva l’ammissione alle finali al posto del Grifone, accusato quest’ultimo dai neroazzurri di aver schierato un giocatore irregolarmente tesserato. Il ricorso fu respinto e la partita recuperata il 25 maggio: il Genoa ottenne una facile vittoria sull’Hellas per 5-0, ma alcune fonti sostengono che l’Hellas ottenne la vittoria a tavolino per 1-0, probabilmente a causa della posizione irregolare di un giocatore del Genoa.  Se si prende per falsa la notizia della vittoria a tavolino dell’Hellas, secondo si classificò il Genoa, terzo il Milan e quarto il Casale. Se effettivamente è vera la notizia del ribaltamento a tavolino, la classifica finale vedrebbe al secondo posto il Milan e al terzo a pari merito Genoa e Casale. Il campionato dell’Italia Centrale, Meridionale ed Insulare fu vinto dalla Lazio, che si impose senza problemi nel campionato regionale, spadroneggiò contro la Virtus Juventusque di Livorno (campione toscano) ed ebbe infine la meglio in finale sul Naples a causa di un gol allo scadere che le permise di imporsi di misura in casa dei partenopei all’andata (al ritorno a Roma finì 1-1).

La finalissima tra Pro Vercelli e Lazio si disputò il 1 giugno 1913 sul campo neutro di Genova. La Lazio, che pure non aveva sfigurato in una recente amichevole disputata a Milano contro l’Internazionale, non fu mai in gara. Già all’8° minuto Berardo portò in vantaggio i vercellesi che raddoppiarono poi con Rampini al 38°. Nella ripresa, in svantaggio per 2-0, la Lazio si presentò con un altro piglio, portando “frequentemente la minaccia al portiere vercellese”, ma crollò nel finale, subendo altri quattro gol negli undici minuti finali: segnarono in successione Milano I al 79°, Corna all’82° e all’84° e infine allo scadere Berardo. La Pro Vercelli vinse così con un umiliante 6-0, anche se a dodici minuti dalla fine il risultato era ancora sul 2-0, dimostrando il netto divario allora esistente tra Nord e Sud.

Nel frattempo, come già detto, la Juventus era risultata retrocessa, insieme a Racing Libertas di Milano e al Modena. I dirigenti bianconeri (in particolar modo il signor Malvano) tentarono di mantenere la categoria mediante contatti altolocati con i vertici della Federazione, premendo affinché fosse allargato il campionato. Alla fine tali maneggi ebbero efficacia: in assemblea fu approvato il progetto Baraldi-Baruffini, che allargò i gironi regionali da 6 a 10 squadre per regione, e annullò tutte le retrocessioni, spostando inoltre la Juventus nel girone lombardo perché per lei non c’era spazio nel girone piemontese. I bianconeri si salvarono così dalla retrocessione.